giovedì 6 settembre 2012

Il trapianto di midollo - The bone marrow transplant


Mio fratello e io siamo diversi.

Le nostre date di nascita sono le più distanti: io il 9 giugno, lui il 9 dicembre.
Se l'anno fosse una ruota noi saremmo due raggi contrapposti.

Lui, professionista del compromesso. Io, schiavo del principio.
Io, idealista al limite dell'utopia. Lui, concreto e coi piedi ben saldi a terra.
Più volte ci siamo scontrati, soprattutto da ragazzi.
I nostri punti di vista sono sempre stati molto distanti.

Eppure...

Gli esami hanno parlato chiaro: siamo compatibili al 100%. Abbiamo molto in comune.
E lui, senza esitare, mi ha donato il suo midollo.
Lo ha fatto come fosse un gesto scontato, banale.
Come... allacciarsi le scarpe.

Ha sofferto, mio fratello, dopo l'espianto. Una settimana di dolori alla schiena mitigati dalla morfina.
Ma ai miei messaggi lui rispondeva sempre: "Sto benissimo, fra poco mi dimettono. Tu pensa a guarire!"

Due grosse sacche di sangue midollare: due litri di "Poche storie", di "Non c'è problema" e di "Ti voglio bene".

Una parte di mio fratello ha preso il posto di una parte di me...

Continueremo a scontrarci noi due, ma quel po' di lui che mi porto dentro ora mi spinge a fare sempre uno sforzo in più per andargli incontro...


Mia sorella mi somiglia di più. Le nostre date di nascita distano solo cinque giorni.
È testarda e nervosa, ma ha un cuore grande.

Quando seppe che il suo midollo non era compatibile immaginai che fosse delusa...
Invece era arrabbiata!
Avrebbe tanto voluto essere lei a compiere quell'atto così necessario e allo stesso tempo così simbolico.

...

Passò un anno esatto dal giorno del trapianto e quella sera tutta la mia famiglia si riunì per una cena commemorativa.

Poco prima del brindisi feci con gli occhi un rapido giro del tavolo.
Per ogni sguardo che incrociavo i ricordi si accavallavano: il ricovero, i primi esami, le visite coi calzari e la mascherina, i saluti quando mi trascinavano via spingendo il letto per l'ennesima TAC.
Le centinaia di sms con gli aggiornamenti quotidiani, i piccoli doni per gli infermieri a Natale, i vestiti nei sacchetti sterili all'UTM.
L'arrivo nella stanza della prima grossa sacca di sangue midollare...

E poi: il ritorno a casa, i lunghissimi giorni senza forze sul divano, le frequenti attese infinite per i controlli al day hospital, la rimozione del catetere venoso dal petto e quindi finalmente di nuovo la doccia come si deve...

Poi l'ennesima lenta risalita: i giorni di nausea, i dolori alle gambe, il ritorno al volante dell'auto, le prime ore di lavoro, il sapore ritrovato per il cibo, le scale a due a due...

Un anno dopo il trapianto dovevo tutto ciò che ebbi la forza di fare a coloro che in quell'istante mi guardavano orgogliosi e muti.

Realizzai in quel breve momento di silenzio che ciascuno di essi era stato donatore di qualcosa nei miei confronti. Midollo, certo, ma anche: fiducia, speranza, forza, pazienza, fede, conforto, spirito di sacrificio, tenacia.
Un patrimonio di valori che abbracciando il mio nuovo midollo lo fortificano.

Poi... alzammo i calici... e celebrammo la vita!

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