domenica 16 febbraio 2014

La salita - The climb


Davanti a quella parete di terra bruna il fuoristrada si arrestò.

Veniva da una corsa sfrenata dove la pista battuta offriva curve mozzafiato.
Ma ora c'era quella salita verticale così impegnativa.

Il motore borbottava al minimo mentre gli stop faticavano a brillare nella nube di polvere che si contorceva dietro le ruote posteriori.

Un breve sussulto fu il segno dell'innesto della marcia ridotta.

Poco dopo i cilindri presero a girare vorticosamente e un ruggito potente si levò dal cofano.

Con uno scatto violento riprese il movimento. Rapido e convinto.

Le gomme tacchettate artigliarono la pista di terra asciutta mentre il mezzo si inclinava pericolosamente all'indietro fino a una innaturale pendenza quasi verticale.

Lo snorkel della marmitta accanto al parabrezza era spalancato e lasciava uscire un denso fumo nero, mentre l'urlo del motore sotto sforzo si spandeva per chilometri.

Zolle di terra e ciottoli schizzavano via sotto le ruote che facevano rapidi mezzi giri a vuoto quando perdevano il grip.

L'acqua del radiatore raggiunse la temperatura del vapore e due minacciosi baffi di fumo chiaro apparvero sulla cima della griglia di raffreddamento anteriore.

La prima metà della salita era andata ma non era scontato che sarebbe andata bene fino in fondo.

La pendenza, se possibile, aumentò e il pericolo di un rovinoso ribaltamento all'indietro divenne dannatamente serio.

Poi il movimento si arrestò. Le ruote girarono a vuoto per secondi e l'auto prese a traslare su un fianco poi accennò una rotazione che, se completata, non avrebbe dato alternative al rotolamento su un lato fino al fondo della salita.

Ma con abili correzioni delle ruote sterzanti la linea retta fu in breve recuperata.

I denti degli pneumatici unghiarono ancora trovando una rete di radici d'albero a cui si aggrapparono disperatamente e il fuoristrada riprese a issare il proprio peso metallico verso la vetta che ormai appariva vicina: un orizzonte di terra sotto un cielo limpido e azzurro.

Ancora qualche metro di faticosa arrampicata con il motore che frullava a strappi e la prima gomma passò finalmente il culmine della salita, poi subito la seconda.

Con un balzo felino il mezzo ruotò a mezz'aria e si ritrovò di nuovo orizzontale su una nuova pianura.

I giri si abbassarono ma il motore restò acceso per far circolare il raffreddamento mentre altro vapore continuava ad uscire sibilando dal tappo del radiatore.

Le ultime brecce rotolavano giù per quella parete sterrata formando sbuffi di polvere...

Era fatta. Il borbottio irregolare dei giri al minimo assomigliava ora a una specie di risata sommessa. Un moto di auto compiacimento per l'impresa compiuta.

Poteva sembrare impossibile. E in qualche istante apparve tutto inutile, ma il coraggio e la tenacia la ebbero vinta su tutto.




martedì 11 febbraio 2014

Un giro - A round


Bella stanza, forse un po’ piccola.
Sistemo le mie cose, non sono tante.
Avvicino il tavolino, regolo la luce.

Chiamo gli amici, mi salutano.
Ecco la cena, beh insomma…
Accendo la tv, c’è poco da vedere.

È sera, fuori è buio.
Passano a trovarmi… bello.
Sono stanco, dormo.

È già mattino… prelievi, visite.
Ecco la sacca… la chemio.
Sto bene, per ora.

Penso ad altro, ma a cosa?
L'infusione scende... e io pure.
C’è un capello sul cuscino.

Chiudo gli occhi, dormo.
Li riapro, non dormivo.
È finita la chemio.

Cena, ecco il vassoio.
Non ho fame, magari dopo.
Sento un nodo allo stomaco.

Guardo fuori è già buio.
C’è silenzio, il cuore batte.
Il motore rallenta...

Sono magro e senza capelli.
Ho la pelle grigia.
Fatico a muovermi.

Immobile.
Muto.
Sto.

Io...

...

Alba.
Luce.
Occhi.

Muovo un dito.
Chiudo il pugno.
Mi giro sul fianco.

Fuori è giorno, c’è il sole.
Scosto le lenzuola, lentamente.
Stendo gambe e braccia, sono sveglio.

Non ho fame, ma dovrei...
Provo un biscotto... poi lascio.
Il battito accelera, lo sento.

Faccio leva a mi alzo seduto.
Mi reggo con le braccia.
La testa mi pesa.

Osservo le mie gambe sottili.
Io sono ancora qui.
Lotto e non mollo.

Non immaginavo tanta forza, lo ammetto..
Ricordo bene il mio stato.
Ma ora è passato.

Tornano a trovarmi… bello.
La cena? Non ancora...
Accendo la tv… spengo.

È notte, dormo.
Cado, anzi precipito… era un sogno.
Di nuovo sveglio… è l’alba.

Oggi ce la faccio: mi alzo.
Mi trascino allo specchio.
Mi riconosco appena.

Passano col tè, forse lo reggo. Provo...
Recupero il telefono, saluto gli amici.
Rieccomi mondo: sono ancora qui.

Il pranzo, oggi sì.
Alzo il letto, adesso sto seduto.
Faccio un respiro profondo.

Non è finita, no.
Ma un passo l’ho fatto.
Ora, un altro!