mercoledì 19 marzo 2014

Cuori d'acqua - Hearts of water


L'auto si arrestò bruscamente sotto al semaforo. La mamma di Marco era intenta a cercare l'interruttore del tergi lunotto.

Pioveva a catinelle e le spazzole anteriori facevano dondolare la macchina ad ogni passata.

Seduto sul sedile posteriore, tutto imbacuccato nella sua giacca, Marco osservava divertito i movimenti nervosi della mamma intorno allo sterzo. Quel comando non si trovava!

"Mamma, prova a girare la levetta a destra accanto al volante", suggerì infine. Aveva solo 12 anni ma era un ragazzino sveglio.

"Trovato!" esclamò finalmente la mamma con uno sbuffo.

Marco girò lo sguardo sul vetro dove le gocce d'acqua piovana scivolavano come bob su una pista da sci.

Gli piaceva osservare l'immagine distorta del mondo attraverso le bolle d'acqua che correvano.

D'un tratto nella corsia accanto si fermò un'altra auto.

La donna alla guida sembrava intenta a spiegare qualcosa di complicato e lo faceva continuando a fissare il disco rosso del semaforo davanti a lei.

Era appannato, ma si poteva scorgere al finestrino posteriore la sagoma di una ragazzina dall'aspetto annoiato, che disegnava un fiore col dito sul vetro.

Quando gli sguardi dei due giovani si incrociarono, alla ragazzina sfuggì un sorriso.

Aveva gli occhi verdi e i capelli chiari raccolti in una treccia.

Marco ebbe un moto di sorpresa quando si rese conto dopo qualche istante che lei lo stava ancora guardando.

Sorrise di rimando con un leggero imbarazzo, ma si diede un contegno e fece un timido cenno di saluto con la mano.

La ragazzina fermò il dito su un petalo del fiore incompleto e rispose al saluto.

Poi, in una zona libera del finestrino, prese a tracciare nuove linee.

Non era un disegno, sembravano piuttosto lettere dell'alfabeto. Erano stranamente insicure: Marco realizzò che la ragazzina si stava impegnando a scrivere da destra a sinistra come in un riflesso perché lui, oltre il vetro, potesse leggere.

"Lara". Ecco il suo nome: Lara.

Marco dunque si scosse e alitò sul suo cristallo, che invece era limpido, e si cimentò nella scritta riflessa, con una nota di delusione per la scarsa qualità del risultato. "Marco", scrisse, con tratto spigoloso.

Non si rese del tutto conto che aveva appena usato la mano sinistra per scrivere all'inverso sul vetro destro, pur non essendo mancino.

Lara sorrise di nuovo, più convinta, e Marco ricambiò sollevando le sopracciglia...

Il dito di Lara si mosse ancora in una nuova zona appannata. Un segno curvo, forse una mezzaluna... no, c'era una punta in basso... un cuore. Era senz'altro un cuore.

Marco sentì una vampa di calore nel petto e lasciò cadere la mascella in una espressione di totale incredulità.

Lara scoppiò a ridere... Mentre puntava il dito umido nella direzione del naso di Marco.

Lui si riprese a stento dall'emozione e, sempre con la mano sinistra, disegnò sul proprio finestrino il più bel cuore di sempre. Preciso e ben proporzionato, simmetrico e rotondo.

Lara piegò la testa di lato socchiudendo gli occhi. A Marco quel gesto parve di una bellezza infinita. Tutto era silenzio e quiete, anche la pioggia sembrava non voler disturbare...

Ora Marco avvertiva solo quell'intenso fluido caldo che emanava dal cuore e gli risaliva la gola fino a inondargli le guance e le orecchie...

Un sussulto e le due auto si mossero insieme. Quella di Lara svoltò allontanandosi. Marco ebbe appena il tempo di vedere la testolina della ragazza che si girava cercando invano l'ultimo sguardo e poi perse per sempre il contatto.

Tornò con gli occhi sul cuore che aveva disegnato sul finestrino. Alcune gocce stavano colando giù come in un pianto...

Ma non era triste, Marco. Era felice per avere provato quella sensazione così intensa e nuova.

"Mamma" chiese, "che cos'è l'amore?"



mercoledì 12 marzo 2014

L'albero - The tree


Un albero scuro in controluce. L'immagine mi passa davanti così, per caso.
La riprendo e la osservo...

Un robusto tronco piegato pare sostenere a fatica la sua chioma di rami neri, ora grossi, poi sottili. Una fitta rete di nervi, come rivoli d'inchiostro di china in fuga...

Non ci sono foglie, deve essere inverno. Le radici grandi e nodose serpeggiano in superficie prima di affondare nel terreno dove si aggrappano tenaci.

Folate di vento disegnano onde sul mare di erba esausta che circonda l'albero immobile.

Il cielo blu è al tramonto. Più su, dove è già sera, si scorgono le prime stelle.

E una riga biancastra di nuvola interseca la trama dei rami, come una antica ferita malcelata.

L'orizzonte è ben marcato e sembra voler tagliare a metà quel tronco ritorto dal vento sempre nello stesso verso.

Nell'esiguità degli elementi, l'albero si staglia nettamente, unico soggetto incolore ma vivo in un mondo freddo e avverso che si avvia alle tenebre.

Lui reggerà il peso di ogni fronda impegnando i rami via via più grossi e robusti, fino a quel fusto piegato che non vuole saperne di spezzarsi.

Reggerà per una notte ancora, aspettando testardo e muto che giunga l'alba e più in là la primavera, quando la vita si risveglia e il Creato fa di nuovo pace con Dio.



domenica 9 marzo 2014

A mezzanotte - Midnight


Esco e respiro il freddo della notte.
Il buio e il silenzio mi invadono gli occhi e le orecchie.
È notte fonda, il tempo avanza.
L’oggi è ieri, il domani oggi…

Un puntino di luce scorre tremando nel cielo scuro.
A che distanza sono dal mio mondo?
Vi farò mai ritorno?
Giro sui miei piedi aprendo le braccia.

Sto qui, in equilibrio sulla punta della vita...
A mezzanotte e a metà del mio tempo.
Guardo indietro, poi avanti.
Cos’è stato ieri? Che sarà domani?