mercoledì 26 settembre 2012

Il "dopo" - After


Al day hospital oncologico...

Arrivo più tardi del previsto: sono quasi le otto del mattino.
La sala d'attesa è piena... al banco ritiro il numero del mio turno: 104...
Tendo l'orecchio... "Il signore con il numero 12 è atteso in sala prelievi"... ecco, siamo solo al 12... sarà lunga...
Cerco una sedia... trovo posto in un angolo.

Accanto a me una signora anziana al telefono... "... ciao Luisa... sì sono qui dalle sette... eh, stanotte non ho dormito... mi fa male la schiena... sì ho preso l'Aulin...  perché? no, la dottoressa mi ha detto l'Aulin... come? La caviglia? Adesso la muovo bene... sì Luisa, non stare in pena, arriviamo... ecco Gino... ha fatto il prelievo, vado da lui, ciao..."

Poco oltre, un uomo discute con la moglie: "Ti dico di no! Non ci andiamo al mare da tua madre..." Lei: "Abbassa la voce! ... ma perché sei così testardo?" e lui: "E' un mese che te lo ripeto... non ci andiamo e basta... dove vai?"
La moglie, con uno scatto si alza, lo guarda e gli fa: "Vado a prendere da bere! Tu adesso ti calmi altrimenti me ne vado!" e si allontana puntando i tacchi con passi nervosi...

Due file di lato, una ragazza con la mascherina e un foulard a fiori per coprire la testa senza  capelli parla a bassa voce con sua madre: "Ieri la terapia, oggi il prelievo e l'aspirato... ormai passiamo più tempo qui in ospedale che a casa!"
Sua madre le risponde: "Sì, però sta andando tutto bene... vedrai che presto verremo meno spesso... Sistémati il foulard..." e con un movimento della mano le sposta il nodo di stoffa sulla nuca...

Arriva un signore decisamente sovrappeso: ha la barba e i capelli bianchi, disordinati e lunghi. Borbotta qualcosa ma non capisco... Indossa vestiti trasandati e scarpe da ginnastica slacciate. Gira cautamente su se stesso con piccoli passi... Dietro di lui scorgo un'altra persona. Ha l'aria di una ragazza ma è in età pure lei: capelli lunghi e grigi fino alle spalle, un gilet viola con una spilla a fiore, pantaloni bianchi sporchi e degli stivali di pelle consumati.
Lei lo accudisce amorevolmente con gesti dolci e sussurrandogli parole incomprensibili all'orecchio. Si siedono vicini e lui prende a giocare con il biglietto su cui è scritto il numero del turno...

Dalla porta della sala prelievi esce un signore sui settant'anni. Ha un passo elastico e veloce. Con una mano preme il tampone di cotone nell'incavo del braccio sinistro. Ha un'espressione fiera e mostra due file di denti allineati e bianchi...

In piedi, appoggiato a una colonna di cemento, c'è un uomo distinto dall'aspetto curato. Indossa un abito scuro con con una cravatta blu e belle scarpe di cuoio. Armeggia con il telefono cellulare leggendo con le labbra le lettere del messaggio che sta componendo...

Sullo sfondo due dottoresse attraversano l'ingresso chiacchierando allegramente. Hanno in mano il bicchiere di plastica con il caffè fumante della macchinetta. Le loro falcate sono lunghe e veloci e i camici bianchi svolazzano come mantelli... Una risata e spariscono inghiottite dalla porta del reparto...

Intanto l'altoparlante annuncia: "Il numero settantaquattro in stanza due"... un signore che parlava si interrompe e aggrotta la fronte: "Cos'ha detto?" ... parte la ridda delle ipotesi fra i presenti: "Ha detto sessantaquattro...", "No... era settantadue in stanza quattro"... poi uno alza la voce: "Ottantanove in stanza H!"
Io sorrido... Dopo qualche istante una infermiera apre la porta del reparto: "Settantaquattro, sette quattro in stanza due... dov'è il settantaquattro?"
Un signore molto anziano si alza con movimenti lenti e misurati. Richiude il giornale e raccoglie il cappello... il bastone scivola a terra facendo un gran fracasso, lui si abbassa al rallentatore e lo afferra... Poi con passo asimmetrico si avvia seguendo l'infermiera...

Un ragazzo con una maglietta stampata e i jeans a vita bassa ritira il proprio numero al banco d'ingresso e si guarda intorno per cercare un posto libero. Porta occhiali da sole e un cappellino rosso con visiera, scarpe sportive basse con lacci colorati e, stretto in mano, un telefonino che vibra insistentemente... finalmente risponde... "... oh Giò... c'è un casino di gente... eh... vai dalla Lu? ... ok dalla Lu... Giò, chiama Fede... ok... ciao... ciao..." ... individua una sedia e ci crolla letteralmente sopra stendendo una gamba di lato e ripiegando l'altra sotto la seduta. La guancia appoggiata su una mano e il telefonino nell'altra: il pollice già guizza sui tasti...

Il brusio di fondo si intensifica: adesso la sala d'attesa è davvero affollata. Quando l'altoparlante chiama un nuovo numero c'è una breve sospensione... poi le voci riprendono...

Guardo le facce della gente...  ci sono ragazzi, donne, uomini, anziani, stranieri... operai, impiegati, imprenditori, pensionati... Ciascuno di essi a un certo punto della vita ha incontrato un ostacolo e ha dovuto iniziare a combattere.
Alcuni hanno dovuto accettare nuove abitudini: medicine da prendere tutti i giorni, controlli periodici, fastidi fisici...
Altri devono prendere questi appuntamenti all'ospedale più seriamente... per sopravvivere...

Il pensiero ritorna ai miei giorni in reparto, quando anch'io lottavo per sopravvivere...
Magro, debole, senza capelli.... con tre infusioni contemporanee, un mal di schiena micidiale e le mucose devastate...
Mi chiedevo cosa sarebbe successo dopo... non riuscivo a immaginare come ci sarei arrivato al... "dopo".
Incapace di camminare, mangiare e parlare mi sembrava già tanto ogni sera poter aggiungere un altro giorno alla lenta conta quotidiana...

Il vocio si abbassa, ecco l'annuncio: "Il signore con il numero 104 è atteso in sala prelievi."... tocca a me.
Un momento... E' adesso! Improvvisamente realizzo che... mi trovo nel "dopo"!
Sono oltre le terapie, oltre il trapianto, oltre la lenta e penosa ultima risalita...
Ce l'ho fatta e sto bene, finalmente! Ora faccio solo i controlli...

Felice, alzo la manica della camicia e mi avvio verso la sala prelievi...

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