Sono un aquilone,
ho colori sgargianti,
un grande sorriso
e una lunga coda snodata.
Quando il vento mi investe,
il filo si tende
e io salgo alto nel cielo...
sento di essere libero.
Buffo paradosso:
il filo che mi lega
mantiene la sua presa,
ma io mi libro nella mia illusione...
Sono felice in quota,
il mio sorriso volteggia,
ballo piroettando intorno,
la mia coda serpeggia nell’aria...
Poi uno strattone,
il filo mi trascina giù!
Non voglio abbassarmi,
ma non ho scelta!
Lascio il cielo,
lascio il mio sogno,
scendo inesorabile,
mollo, mi arrendo...
Tocco il suolo capovolto,
il mio sorriso è rovesciato,
l'espressione è quella opposta,
la mia coda ora frusta il prato.
Quel filo ambiguo!
Adesso intuisco il gioco:
mi illude e mi governa.
Laccio maledetto!
che bella Alfi! complimenti riesci a colpirmi ogni volta!!!
RispondiEliminaSarà anche bella, ...ma...CHI strattona il filo , strappando la poesia? Strappando le illusioni... Forse è meglio far volare le illusioni stando a terra, tenerne il filo lasciandosi guidare, per capire dove portano i colori della libertà e dei sogni, per leggere i segni che scrivono nel vento e poi, lasciare con coraggio che gli aquiloni se ne vadano dopo averci insegnato il volo difficile della libertà, qui, a terra.
RispondiEliminaRaddrizza il sorriso, per favore
La metafora è un gioco sul filo. L'aquilone vive una illusione di libertà alzandosi in volo, ma per farlo ha bisogno di un filo che lo trattenga. Lo stesso filo, quindi, gli consente inizialmente di volare, ma poi lo trascina nuovamente a terra.
EliminaPossono verificarsi situazioni simili anche nella vita reale, quando ci si sente liberi come l'aquilone che si alza e vola, ma poi si realizza di essere sempre stati condizionati da qualcuno. Sia nella fase ascendente, sia in quella discendente. Qualcuno che ci ha concesso solo l'illusione di una vera libertà.
Perché gli sia possibile qualunque reazione, l'aquilone deve prima fare il passo più importante: prendere coscienza del fatto di non essere mai stato davvero libero...