domenica 17 maggio 2015

Quarto anno - The fourth year


Il 17 maggio di quattro anni fa ero nel punto più basso della mia parabola discendente.
Corroso dalla leucemia, schiacciato sotto il peso delle chemioterapie e ulteriormente appiattito da un pesante ciclo di radioterapia.

Ero isolato nell'Unità Trapianti di Midollo dell'ospedale, sprofondato nel letto e con tre pompe elettromeccaniche che mi somministravano fluidi senza sosta attraverso un catetere venoso che mi si inseriva nel petto.

Quattro anni fa, oggi, avevo appena finito di perdere ancora una volta tutti i capelli e con i miei 55 kg ero magro come non lo ero mai stato.

Sapevo che nelle ore precedenti, mio fratello, risultato donatore compatibile, si era sottoposto a un generoso quanto doloroso prelievo di sangue midollare dalle sue creste iliache.

E da un momento all'altro aspettavo l'ingresso nella stanza di qualcuno con il siero salvavita che avrebbe sostituito il mio midollo malato ormai annichilito dalle terapie.

Era un pomeriggio sereno e nonostante la finestra fosse ben chiusa potevo avvertire il calore del sole. A breve sarebbe stato giugno quando finalmente, salvo imprevisti, avrei lasciato l'ospedale per tornare a casa.

Una sagoma apparve oltre il vetro della porta e due occhi celesti mi scrutarono per un lungo istante. Tutti in quel reparto indossavano cuffia e mascherina e io mi ero già abituato a riconoscerli osservando la loro corporatura e i loro movimenti.

Matteo, l'infermiere con il cielo negli occhi, scostò la porta con cautela ed entrò.
Reggeva, nell'incavo del gomito, come si tengono i neonati, un fagotto rosso scuro.

Mi si avvicinò, verificò ogni dettaglio sull'etichetta della sacca di sangue midollare chiedendomi i dati anagrafici.

Poi appese la sacca all'asta per le infusioni, la collegò e un istante prima di avviare quel delicato processo mi suggerì di fare pensieri positivi e di speranza.

La mente corse velocissima... la vista del bagno di casa da una prospettiva sconosciuta appena dopo essere svenuto, l'ingresso al pronto soccorso oncologico, il momento drammatico in cui seppi di essere malato di leucemia, le iniezioni di chemio che mi abbattevano, le risalite con la conta quotidiana dei globuli bianchi, il sorriso del medico che mi comunicava l'accertata compatibilità di mio fratello come possibile donatore di midollo, le tante persone meravigliose che avevo conosciuto e a cui volevo dimostrare che la loro fiducia e la loro stima nei miei confronti erano ben riposte...

La trasfusione ebbe inizio sotto lo sguardo attento di Matteo che regolava la velocità di caduta del sangue.
Quando tutto fu ben assestato e verificato, Matteo mi lasciò...

Io ero quasi ipnotizzato dal ritmo delle gocce rosse che cadevano dalla sacca nel tubicino che le conduceva al mio petto, una alla volta, una dopo l'altra...

Tornai con lo sguardo al cielo, oltre il vetro della finestra...

Lo stesso cielo a cui guardo oggi, quattro anni dopo, con la stessa ferma convinzione che supererò l'ennesima prova. Oggi come allora.

Perché nel frattempo sono cambiate molte cose, comprese le mie anche che, a causa delle terapie, sono andate in frantumi e che, dopo innumerevoli tentativi di recupero, ho appena rimpiazzato con parti di titanio e ceramica.

Ma non è cambiata la forza con cui resto tenacemente aggrappato alla vita, la cui nascita si celebra coi compleanni, e la cui rinascita, dopo un trapianto di midollo, celebro ogni anno da quel 17 maggio 2011.

Condivido dunque la mia gioia per questo giorno così significativo con: mio fratello a cui sarò eternamente grato per il suo gesto, mia moglie che mi è sempre stata vicina, la mia intera famiglia, tutti i medici e gli infermieri che ho avuto il privilegio di incontrare, gli amici speciali che mi raccolgono quando cado e quelli che mi seguono con il loro affetto.

E un pensiero commosso va agli amici che ho perduto, da cui ho ricevuto formidabili lezioni di dignità e a tutti coloro che stanno lottando contro la malattia.

Alziamo dunque il calice e brindiamo alla vita, così bella, preziosa e sfuggente.





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